Quante volte abbiamo sentito parlare del duello a mezzogiorno tra i pistoleri del West? Complici la cinematografia e la letteratura, abbiamo introiettato questa immagine nella nostra cultura, ma in realtà la storia per cui i pistoleri nel West si sfidavano col Sole a mezzogiorno è una vera e propria falsa credenza.
Riflettiamoci: la spiegazione più in voga dichiara che nel momento in cui il sole è alto nel cielo, quindi non il mezzogiorno orario (ore 12), ma il mezzogiorno astrale è il momento in cui due pistoleri possono sfidarsi col massimo della sportività. Il Sole è esattamente allo zenith, sopra le loro teste. Non ci sono ombre strane, nessuno dei due pistoleri ha la luce negli occhi se si orientano da est ad ovest.
Ma siamo di fronte ad un problema: tutto questo postula che il fuorilegge tipico fosse uno sportivo nel cuore, pronto a vincolare la sua stessa vita ad un codice cavalleresco ed etico fino a concedere al suo avversario una chance di farlo fuori. Ma ammettiamolo, un uomo così onesto ed integerrimo probabilmente non andrebbe ad ammazzare gente e compiere reati. Anzi, non lo faceva.
Da dove nasce il mito del duello?
Buona parte del Western contemporaneo, da Clint Eastwood in poi, affonda le sue radici nei remake in salsa western delle saghe epiche di Akira Kurosawa. Anche se, come vedremo, il “Duello a mezzogiorno” era già presente nel cinema prima di Eastwood e dopo divenne il popolare momento atteso dagli spettatori di tutto il mondo. Storie di nobili samurai (anche essi in realtà figure tutt’altro che nobili di cuore, ancorché elevati in posizione sociale e vincolati ad un rigido codice morale) che sfidavano il loro nemico in una battaglia campale.
I film di Kurosawa prendevano molta della loro estetica dai Kamishibai, le storie per bambini simili al nostro “teatro dei pupi”, estetica poi diffusa a prodotti contemporanei come il “Tokusatsu”, il telefilm con gli eroi in costume che combattono il mostro cattivo e i “Super Sentai”, i “Power Rangers”.
Ovvero, dovendo emozionare il pubblico a casa come un esperto “Puparo” siciliano fa coi suoi spettatori, presentavano sempre la scena in cui l’Eroe sfidava a duello con grande coraggio il Cattivone, entrambi raffigurati con tratti riconoscibili ed entrambi vincolati da un codice etico che rendeva la sfida gradevole a vedersi e non un carnaio.
Nella Trilogia del Dollaro di Sergio Leone, remake “postumo” (i diritti arrivarono dopo, per vie di tribunale) di Yojimbo appare quindi l’estetica del duello con la celeberrima scena madre in cui Joe affronta lo sleale bandito Ramòn con una rudimentale placca sotto la giacca e dopo aver ricevuto sette colpi di fucile gli urla
“Al cuore, Ramòn, al cuore! Se vuoi uccidere un uomo, devi colpirlo al cuore, sono parole tue, no? Al cuore, Ramòn, al cuore altrimenti non riuscirai a fermarmi!”
Convincendolo quindi a trasformare lo sleale massacro in un epico duello a colpi di Colt al termine del quale Joe prevale sul bandito.
Ma se Kurosawa è stata una forte ispirazione che ha a sua volta lanciato il mito di Clint Eastwood, il “Duello a Mezzogiorno” era già presente nell’immaginario americano almeno dal 1952, anno di uscita del film “Mezzogiorno di Fuoco”.
Ed anche in “Mezzogiorno di fuoco” il “mezzogiorno iconico” non è scelto tra le due parti per un vero duello epico, anzi.
A pensarci bene “Mezzogiorno di fuoco” è l'”antiduello” per eccellenza: l’eroico sceriffo Will Kane, dimissionario per matrimonio, viene a sapere che col treno di mezzogiorno (scelta quindi non dovuta ad un accordo epico o a condizioni di favore) arriverà un temibile fuorilegge, il crudele Frank Miller, intenzionato alla vendetta contro l’uomo che l’aveva arrestato con un manipolo di uomini.