Ci segnalano i nostri contatti un disinformato post che dichiara il referendum sulla cittadinanza uno spreco in quanto “solo i referendum aborogativi sono vincolanti”: ma siccome il referendum sulla cittadinanza è abrogativo si tratta di un errore di metodo.
Abbiamo visto diversi post con disinformazione sul sistema elettorale e refendario, non ultimo un post che millantava l’esistenza di un “referendum per uscire dall’Europa” in caso di “bassa affluenza alle elezioni”.
Spiacente “noreferendum”: il referendum sulla cittadinanza è abrogativo
Il referendum sulla cittadinanza, che ha raggiunto il numero di firme necessario per la sua proposizione, è di fatto un referendum abrogativo il cui testo proposto è
“Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?”.
L’effetto dell’abrogazione di tali parti comporterebbe quindi dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.
Restano inalterati gli altri requisiti stabiliti dalla norma vigente, abrogata quindi solo parzialmente, quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.
In Italia non sono ammessi referendum “propositivi” o “positivi”, ovvero per “aggiungere o proporre norme”, salvo negli statuti di alcune Regioni, ad esempio il Lazio, la Valle d’Aosta, il Friuli-Venezia Giulia o le due Province autonome di Trento e Bolzano.
Non è questo evidentemente il caso di specie: la raccolta di firme è pertanto valida, il referendum è di una tipologia ammessa e a febbraio è previsto il vaglio della Corte Costituzionale, obbligatorio.
Se tutto va bene, si potrebbe votare in primavera.