Esiste un filone di false credenze, come quella del “buco di Colgate” che nascono come variante “benigna” della famigerata “bufala del Giustiziere”.
Infatti laddove nella “bufala del Giustiziere” viene presentato un personaggio umile, “affine al popolo” che con enorme brutalità infligge tormenti, umiliazioni e sofferenza al “potente” di turno vendicando l’umiliazione del popolo col dolore e spesso il sangue, in leggende metropolitane come queste viene presentato un “umile” che con grande saggezza insegna ai ricchi e potenti come migliorare la loro vita o le loro attività, senza nulla chiedere in cambio.
Il buco di Colgate ed altre leggende metropolitane “umili”
Secondo la storia del “buco di Colgate” e altre varianti è esattamente quello che succede.
Una “grande ditta” in crisi non ha idee per migliorare le vendite, e spende milioni in ricerca per trovarle. All’improvviso arriva un “umile lavoratore”, un “colletto blu” secondo il termine americano che indica il personale non qualificato che contatta i “colletti bianchi”, ovvero dirigenti e impiegati, vendendo loro per una ingente somma di danaro una soluzione “brillante ma economica”.
Esistono diverse varianti della storia: nella storia del “buco di Colgate” l’umile lavoratore suggerisce all’Amministratore Delegato di Colgate-Palmolive Company di allargare leggermente il buco del tubetto del dentifricio, in modo che il dentifricio finisca prima senza che i clienti se ne accorgano.
Ma nella storia della “ditta di fiammeri” appare un operaio che suggerisce alla dirigenza della ditta di fiammiferi “Swan Vesta” di vendere scatole con la carta abrasiva solo da un lato, per risparmiare sul costo della produzione. Nella storia dell’El Hotel Cortez in San Diego un “umile operaio”, un addetto alle polizie, inventa il concetto di ascensore a vista, sull’esterno dell’hotel, per risparmiare sulle spese di costruzione.
Esiste persino una variante della storia del “Buco di Colgate” ambientata invece invece da Procter&Gamble, produttori del dentifricio Crest, ed una variante in cui l’umile operaio cambia i destini della Coca Cola proponendo di venderla imbottigliata anziché come bevanda da bar (quando invece la vendita in bottiglia avvenne in tempi recenti rispetto alla vendita, su impulso del nipote di Asa Candler, detentore dei diritti sul prodotto, superate le remore sulla possibilità tecnica di imbottigliare una bevanda frizzante in modo sicuro e preservando sapore e igiene).
Perché questo tipo di storie?
Questo tipo di leggende metropolitane, tutte senza prove (e nel caso della Coca Cola smentite), fanno invece da contraltare ad una famiglia di leggende metropolitane simili ma opposte: quelle in cui invece l’umile operaio viene descritto come un povero imbecille incapace di procurarsi un lavoro migliore a causa della sua ridotta intelligenza e/o competenza.
E parliamo di eterne leggende metropolitane come quella dell’addetto alle pulizie che uccide diversi malati in terapia intensiva staccando costosi macchinari salvavita per attaccare l’aspirapolvere alla corrente elettrica e dell’”umile operaio” che versa pesticidi o altri scarti infiammabili nel gabinetto per poi ustionarsi il sedere mentre fuma una sigaretta intento a espletare le sue funzioni corporali.
Probabilmente per vendicare una categoria sociale non meritevole di essere derisa e insultata con classismo sono così nate delle “controleggende”: leggende in cui l’operaio non diventa più uno sciocco, ma una persona saggia più dei ricchi e potenti che però si accontenta di una condizione di umiltà.
Conclusione
La leggenda del “buco di Colgate” nasce come probabile reazione alle leggende metropolitane sull’operaio come sciocco, incapace e sostanzialmente stupido presentandolo invece come una persona umile ed avveduta, simbolo di un popolo operoso e in grado di astuzia.