No, l’OMS non vuole una cessione di sovranità nazionale

Davvero l’OMS vorrebbe una cessione di sovranità nazionale?

Il tema è stato affrontato su Quotidiano Sanità, da parte di Giovanni Rodriguez.

No, l’OMS non vuole una cessione di sovranità nazionale

La bozza di cui parliamo contiene la frase:

“Gli Stati hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli”

rimarcando solo un

“ruolo centrale dell’Oms, in quanto autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, nella prevenzione delle pandemie, nella preparazione, nella risposta e nel recupero dei sistemi sanitari, nella convocazione e nella generazione di prove scientifiche e, più in generale, nella promozione della cooperazione multilaterale nella governance della salute globale”.

Diventa il fact checking più breve della storia dell’umanità: se il linguaggio non è un insieme arbitrario di segni, rutti e borborigmi, e non lo è, rimarcare il diritto sovrano degli stati è l’opposto esatto di avocare il diritto sovrano degli stati, e ricordare che l’autorità di direzione del lavoro sanitario internazionale ha un ruolo centrale di direzione e coordinamento è come ricordare che l’acqua è bagnata e il fuoco brucia.

Conclusioni

L’intero assioma della bozza in approvazione è semplicemente un richiamo alla cooperazione internazionale. Ad esempio affrontando il ruolo della proprietà intellettuale sui farmaci, riconoscendo (cosa a noi nota, vedi link) che iniziative estemporanee di abolizione dei brevetti tout court non funzionerebbero mai, ma un invito alla trasparenza e collaborazione potrà accelerare lo sviluppo di medicinali sempre più efficaci.

E i notutto dovrebbero essere contenti, dato che passano la vita a chiedere ogni dato possibile, a costo di millantare di aver ricevuto documenti pubblicamente accessibili dal “Cuggino hacker”.

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