“Come la falena è attratta dalla fiamma”: questo un antico proverbio proveniente dall’osservazione del comportamento delle falene, che sembrano attratte da luce e calore fino a gettarsi nel fuoco o bruciarsi sulle lampadine a incandescenza (quando vi erano) o schiacciarsi sui led o posarsi sui monitor.
In realtà una falena non è attratta dalla fiamma, ma da essa disorientata.
La falena è attratta dalla fiamma per davvero? Non proprio
Secondo alcuni esperti di falene e farfalle, le falene si sono evolute per calcolare la propria rotta considerando la sorgente luminosa primaria (di notte: la Luna) ad una distanza fissa e mantenendo un certo angolo rispetto ad essa.
La fototassi (l’abilità della falena di spostarsi verso la luce) non prevede il fatto di poter raggiungere la sorgente luminosa. La falena si è evoluta quindi per usare la Luna come strumento di calibrazione e come segnalino permanente della direzione “in alto”, librandosi quindi in aria per evitare le minacce.
Un focolare, una lampadina, il vostro cellulare o monitor sono per la falena la Luna e si trovano improvvisamente vicini ad un punto fermo che non dovrebbe essere lì.
Un po’ come quando usate il navigatore per raggiungere un civico non correttamente impostato sulle mappe e finite a girare intorno come degli idioti con le automobili dietro di voi che suonano il clacson.
Esattamente come voi con un GPS farlocco, la falena cerca quindi di posizionarsi in modo da mantenersi ad un angolo costante dalla luce: che prevede girarvi intorno fino allo sfinimento.
Inoltre, una falena si adatta molto più lentamente ai cambi di luminosità essendo un animale notturno: rimarrà facilmente abbagliata, e una forte illuminazione la convincerà di essere prossima al giorno: orario in cui per un animale notturno è meglio fermarsi e riposare (giustificando la falena che resta immobile e stanca vicino alle luci).