Un utente X che seguiamo spesso ha screenshottato una serie di assurdi post Facebook relativi ad “un raggio laser che ha pietrificato i corpi di Pompei”.
Tale teoria è un bizzarro miscuglio delle bufale a base di “raggi mortali” prodotti dai Poteri Forti (riesumata ad esempio relativamente all’affondamento del Bayesian) e della teoria secondo cui le statue antiche sarebbero “impossibili coi mezzi dell’epoca” e ottenute trasformando le persone in pietra coi suddetti “Poteri Forti”.
In realtà la spiegazione è semplice: si tratta di calchi.
No, non esiste un raggio laser che ha pietrificato i corpi di Pompei
In realtà lo strato di cenere e pietra pomice che ha ricoperto la città dopo l’eruzione non è stato sufficiente ad arrestare l’ordinario processo di decomposizione.
Questo ha creato delle intercapedini, una sorta di “stampi vuoti” dove i tessuti molli delle vittime si erano già decomposti.
L’idea originale fu ottocentesca: già nel 1823 si pensò di “ricostruire” elementi architettonici attraverso il vuoto, in quel caso una porta. Solo però nel 1856 si pensò di riempire quel vuoto con una colata di gesso, e nel 1863 Giuseppe Fiorelli, archeologo e numismatico, decise che si poteva tentare la stessa operazione coi vuoti lasciati dalle vittime.
Ritorno adesso da Pompei ed ho l’animo pieno di mestizia per uno spettacolo miserando. È impossibile vedere quelle tre sformate figure, e non sentirsi commosso. Sono morti da diciotto secoli, ma sono creature umane che si vedono nella loro agonia. Lì non è arte, non è imitazione; ma sono le loro ossa, le reliquie della loro carne e de’ loro panni mescolati col gesso: è il dolore della morte che riacquista corpo e figura… Finora si è scoverto templi, case ed altri oggetti che interessano la curiosità delle persone colte, degli artisti e degli archeologi; ma ora tu, o mio Fiorelli, hai scoverto il dolore umano, e chiunque è uomo lo sente
Scrisse Luigi Settembrini nella sua Lettera ai pompeiani di quello stesso anno lodando l’intuizione di Fiorelli derivata dalle osservazioni del direttore degli scavi Antonio Bonucci.
Non tutti i calchi sono però “al naturale”: alcuni sono stati restaurati e ritoccati per donare loro una maggiore verosimiglianza o vincere il logorio dell’entropia e fattori ambientali.
Si tratta ovviamente di calchi, non di corpi mutati in pietra dai “Poteri Forti”.
Conclusione
I “corpi di Pompei” sono calchi in gesso. I post fanno seguito alla teoria del complotto degli “Antichi Astronauti”, la teoria secondo cui la Terra era popolata da antiche civiltà avanzatissime (come quelle della saga videoludica Assassin’s Creed) o alieni degli spazi cosmici armati di tecnologie fantascientifiche con abilità pari a quelle degli attuali “Poteri Forti” oggetto di ogni complotto.