La colazione è il pasto più importante della giornata? La verità tra mito e marketing

La maggior parte di noi non rinuncerebbe alla colazione, dato che sin dalla tenera età abbiamo imparato che si tratterebbe del pasto più importante della giornata. Se ci facciamo caso, però, notiamo evidenti coincidenze con la storia del Blue Monday, la ricorrenza che ogni anno ci ricorda quale sia il giorno più triste.

La colazione è il pasto più importante della giornata?

In alcuni casi si parla di complotto cristiano, ma la domanda è una sola: davvero la colazione è il pasto più importante della giornata? Se cerchiamo su Google, la compilazione automatica ci affianca alle parole “mito”“myth”“leggenda”, e oggi scopriamo il perché.

News Medical suggerisce che le voci più concordanti – “voci”, non “studi” –  considerano la colazione importante sia per il metabolismo che per l’apporto nutrizionale, ma anche per il bilancio energetico e per le capacità cognitive. Allo stesso tempo News Medical scrive che non ci sono prove che suggeriscano che il consumo della colazione influenzi il tasso metabolico a riposo o la termogenesi indotta dalla dieta prodotta dal consumo dei pasti successivi nell’arco della giornata”, e aggiunge che gli effetti del primo pasto della giornata sono soggettivi e influenzati dallo stile di vita dell’individuo.

Il Guardian indica gli inizi del XIX secolo come il periodo in cui è nato il mito dell’importanza della colazione, un riscontro che troviamo anche in Three Squares: The Invention of the American Meal di Abigail Carroll e in Breakfast: A History di Heather Arndt Anderson. Brevemente, dopo la rivoluzione industriale i residenti iniziarono a spostarsi dai terreni agricoli alle fabbriche e agli uffici. Fino a quel momento le persone, al risveglio, consumavano pasti abbondanti a base di carne, salumi e uova, che rendevano più faticosa la digestione durante gli orari di lavoro trascorse lontano da casa.

Per questo si diffuse la necessità di un primo pasto più leggero. In quel tempo negli ambienti della chiesa avventista erano presenti guru religiosi che predicavano il mangiar sano e suggerivano il consumo di cereali e altri cibi integrali di primo mattino.

L’avvento di Kellogg’s

Tra questi c’era John Harvey Kellogg, un nome che conosciamo tutti. Oltre ad essere un religioso, Kellogg era un medico nutrizionista impegnato nel sanatorio di Battle Creek (Michigan), convinto che il consumo di carne fosse alla base di tante malattie e per questo interessato a proporre una dieta a base vegetale.

Medico, religioso avventista, e anche editore: John Harvey Kellogg era l’editore della rivista Good Health, dove nei primi anni del Novecento iniziarono a comparire gli articoli della dietologa Lenna F. Cooper che sostenevano l’importanza della colazione, soprattutto quella a base vegetale con il consumo di cereali.

“In molti modi, la colazione è il pasto più importante della giornata, perché è il pasto che ci fa iniziare la giornata”, scriveva Leena F. Cooper come ci ricorda anche l’associazione per consumatori ADUC in un articolo dedicato.

Qualche anno più tardi il fratello di John Harvey, Will Keith Kellogg, intuì il potenziale dei corn flakes e ne propose la commercializzazione, che esplose intorno al 1907 con la comparsa dei cereali Kellogg’s nel mercato. Fino a questo punto possiamo sostenere che la teoria del “pasto più importante della giornata” sia nata per ragioni di puro marketing, ma va detto che negli anni numerosi studi hanno cercato di dimostrare l’attendibilità di questa convinzione.

Un’analisi pubblicata nel 2013 ha dimostrato che 13 studi su 14, legati all’argomento, sono finanziati da Kellogg’s. Una verità, questa, cui il sociologo dell’alimentazione Alan Drouard risponde con queste parole: “Qual è la fonte principale di informazioni nutrizionali? È la pubblicità. Chi detiene i maggiori budget pubblicitari? I gruppi alimentari, Alcuni anni fa investivano oltre un miliardo di euro”.

Conclusioni

La scienza non nega l’importanza di una dieta equilibrata, ma la vitale importanza della colazione è più legata a un fatto di marketing esploso tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900 quando i lavoratori cambiarono radicalmente le loro abitudini a seguito della rivoluzione industriale, circostanza nella quale John Harvey Kellogg trovò terreno fertile per proporre il suo prodotto, giustificato da una non meglio precisata teoria pubblicata su una rivista della quale era editore.

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