Vasco Rossi e il “sud cesso dell’Italia”, una bufala storica

Gli internauti avranno notato che questa mattina ha spopolato l’hashtag #vr70, ovvero “Vasco Rossi 70”. Il rocker di Zocca, infatti, spegne oggi 70 candeline. Per Vasco Rossi è un giorno importante, celebrato da lui stesso con un cartone animato che in 60 secondi ripercorre le tappe più importanti della sua carriera – dagli studi di Punto Radio all’ultimo album Siamo Qui – e dai suoi stessi colleghi, che sui social gli augurano un felice compleanno.

L’occasione è utile, oggi, per ritornare su una vecchia bufala che riguarda proprio il rocker di Zocca, più volte accusato di razzismo contro il Sud con false citazioni. Ne avevamo parlato nel 2015, ma un ripasso è sempre utile.

L’origine della bufala

In questo articolo del sito-fan Tutti pazzi per Vasco Rossi sottolineano che chiunque sostenga che il Blasco sia razzista contro il sud Italia non fornisce mai prove, bensì riferisce di averlo sentito da “un amico vicino allo staff” o addirittura di averlo appreso dal telegiornale. Finisce lì, nessun’altra prova. Ancora, di questa leggenda metropolitana esistono diverse versioni: c’è chi sostiene che Vasco lo abbia detto nel ’91, altri sono convinti che l’abbia dichiarato invece nel ’93 e altri, infine, nel 2004.

Il sito Notìa, nel 2014, ha pubblicato una ricostruzione di questa bufala storica. I primi rumor arrivarono nei primi anni ’90, quando Vasco Rossi diventò icona di San Siro conquistando una popolarità fatta di numeri importanti e record. A qualcuno non piaceva, per questo si tentava in qualche modo di screditare l’immagine dell’artista.

Il culmine arrivò nel 1993, quando Vasco Rossi tenne un concerto a Catanzaro. Non accadde niente, ma si fece strada la teoria sul Vasco leghista, con persone realmente convinte che il rocker di Zocca fosse tesserato alla Lega Lombarda, che in quegli anni non era esattamente in simpatia con il sud Italia. Le persone giuravano di averlo sentito, ma nessuno poteva dimostrarlo.

Dal dissenso dei detrattori, dunque, si arrivò alla leggenda metropolitana che trovò nuova evoluzione nel 2004, quando Vasco tornò a Catanzaro e, nel retropalco, disse“Sono molto felice di essere qui, al Sud è sempre più difficile fare dei concerti ultimamente, ma io ci sto da Dio”, un ragionamento che sicuramente aveva a che fare con le agenzie di booking o con altre questioni che di certo non riguardavano l’atavico dissapore tra nord e sud alimentato da una pessima politica. Per molti quella frase sulla difficoltà dei concerti al sud fu interpretata come quella di un Vasco razzista che ogni tanto dice di andare al cesso.

A tutti i detrattori e accusatori era sfuggita, sicuramente, la lettera scritta da Vasco Rossi a un periodico in cui l’artista si dissociava da tutte quelle false attribuzioni. Per un certo periodo il Blasco non pubblicò dischi – bisogna capire se ci si riferisce ai 4 anni trascorsi tra Liberi Liberi (1989) e Gli Spari Sopra (1993) o i 3 trascorsi tra quest’ultimo e Nessun Pericolo… Per Te (1996) – e per molte persone in totale malafede fu l’occasione per sputare fuori quel volgare passaparola. Ecco la risposta di Vasco:

In tanti anni di concerti ne ho fatti al nord, al centro e al sud! Senza mai erigere nessuno steccato! Le scelte sono sempre state dettate da motivi di organizzazione di sicurezza e di capienza delle strutture.
In merito alle voci di un mio presunto disprezzo per il sud e la sua gente vorrei ricordare che ho chiuso il mio ultimo tour proprio ad Avellino e che l’incasso, per inciso, è andato a favore del Museo Contadino di San Martino.
La mia posizione politica è ben nota: da molti anni ormai sono iscritto al Partito Radicale ed è l’unico movimento che mi sembra degno di rispetto. Se ogni volta che mi metto al lavoro su nuove canzoni, e quindi sparisco dalla circolazione, dovessi preoccuparmi di qualche imbecille che in malafede ne approfitta per inventare notizie false su quello che avrei detto, pensato o fatto, dovrei passare il mio tempo a smentire e controsmentire tutte le varietà di stron*ate che vengono in mente a chiunque.

L’epilogo nel 2015

Vasco, dunque, smentì la sua appartenenza alla Lega e soprattutto il razzismo contro il sud che molti gli attribuivano. Le smentite, però, non arrivarono a molti e nel 2015 un utente social – e con questo sottolineiamo l’evoluzione dei mezzi di diffusione delle bufale, dal passaparola ai social network – condivise un post che riportava una falsa citazione di Vasco:

Uno che parla così del sud non è ben accetto, non andate al concerto! E postiamo sul suo sito la frase: “Vado a cantare al sud perché ogni tanto al cesso bisogna pure andarci”

In quel tempo i fan di Vasco si preparavano a una nuova tappa del Live Kom ‘015, che sarebbe sbarcato a Napoli il 3 luglio 2015. La viralità del post ebbe delle conseguenze, e lo stesso Vasco Rossi pubblicò in chiaro il nome del suo detrattore e annunciò azioni legali:

Attenzione! La bufala che circola sul web di una dichiarazione offensiva nei confronti del sud da parte di Vasco è completamente falsa. Il signor A. L. che la sta facendo circolare andrà incontro a una querela per diffamazione! Tranquillizziamo i fan che nessuno ci fermerà e stiamo arrivando!

L’utente, che intanto aveva modificato le generalità del suo profilo, scrisse una lettera al Mattino e dichiarò di non essere l’autore di quella foto, bensì di aver “salvato e commentato una foto”, e aggiunse di essere anche un fan del rocker di Zocca.

Conclusioni

La leggenda metropolitana su Vasco razzista con il sud è dunque esemplare per imparare in che modo le bufale si siano evolute nel tempo: nacque negli anni ’90 come passaparola e fu smentita dallo stesso Vasco con una lettera, ritornò nel 2004 e si consacrò ai social nel 2015, quando l’artista prese le vie legali contro un utente su Facebook.

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